Punti chiave
1. La Pace Perpetua come Ideale Etico-Giuridico
Se questa scritta satirica sull’insegna di quell’osteria olandese, sulla quale era dipinto un cimitero, valga per gli uomini in generale o in particolare per i capi di stato che non riescono mai a saziarsi di guerre, oppure soltanto per quei filosofi che vagheggiano il dolce sogno della pace, è cosa che possiamo lasciare sospesa.
Un progetto ambizioso. Kant, nel 1795, propone un progetto etico-giuridico per la pace perpetua, non come un sogno irrealizzabile, ma come un ideale razionale e un compito morale. Questo progetto nasce dalle profonde trasformazioni politiche del suo tempo, come le Rivoluzioni americana e francese, che aprirono nuove prospettive per la moralità e il diritto internazionale. La pace non è uno stato naturale, ma una costruzione che richiede impegno e principi giuridici elevati.
Oltre la tregua. La pace perpetua, per Kant, non è una semplice tregua o una sospensione temporanea delle ostilità, ma la fine definitiva di ogni conflitto. Egli critica i trattati di pace che contengono riserve tacite per future guerre, considerandoli indegni di un sovrano e paragonandoli alla casistica gesuitica. La vera pace richiede l'annientamento di tutte le cause esistenti e potenziali di conflitto, anche quelle nascoste negli archivi diplomatici.
Un imperativo categorico. L'idea della pace perpetua si configura come un principio regolativo della ragione, un imperativo etico che guida l'agire morale e politico. Nonostante le difficoltà pratiche e la "derisione universale" che spesso accompagna tali ideali, Kant ritiene che sia un dovere incondizionato perseguire questo fine. La sua attuabilità, sebbene non garantita teoreticamente, è un presupposto necessario per l'azione pratica.
2. La Costituzione Repubblicana come Fondamento Interno
La costituzione civile di ogni stato deve essere repubblicana.
Pilastri della Repubblica. La costituzione repubblicana è l'unica forma di governo che deriva dall'idea del contratto originario e si fonda su tre principi essenziali: la libertà dei membri come uomini, la dipendenza di tutti da un'unica legislazione comune come sudditi, e l'eguaglianza di tutti come cittadini. Questi pilastri garantiscono una giustizia politica interna, che è una precondizione fondamentale per la pace esterna.
La scelta della guerra. In una repubblica, la decisione di intraprendere una guerra richiede il consenso dei cittadini. Poiché sono i cittadini a subire direttamente le calamità della guerra – combattere, pagare le spese, riparare le rovine e sopportare debiti infiniti – essi rifletteranno a lungo prima di avviare un conflitto. Questo meccanismo rende la guerra molto più difficile da dichiarare rispetto a un regime non repubblicano, dove il sovrano non subisce personalmente le conseguenze.
Repubblica vs. Democrazia. Kant distingue la costituzione repubblicana da quella democratica, che egli intende come democrazia diretta. La democrazia, in quanto unifica il potere legislativo ed esecutivo, rischia di degenerare in dispotismo, poiché "tutti deliberano e in ogni caso anche contro uno solo". La repubblica, invece, si basa sulla separazione dei poteri e sulla rappresentanza, garantendo meglio la libertà e prevenendo l'arbitrio.
3. La Federazione di Stati Liberi come Ordine Internazionale
Il diritto internazionale deve fondarsi su una federazione di stati liberi.
Uscire dallo stato di natura. Così come gli individui devono abbandonare lo stato di natura per entrare in una società civile, gli stati devono fare lo stesso, uscendo dalla loro condizione di "selvaggi privi di leggi". Questo implica la creazione di una lega di popoli (Völkerbund), non uno stato unico mondiale (Völkerstaat), che sarebbe una contraddizione e porterebbe al dispotismo. L'obiettivo è una "lega per la pace" (foedus pacificum) che ponga fine a tutte le guerre.
Resistenza alla sovranità. Gli stati, tuttavia, sono restii a limitare la propria sovranità e a sottomettersi a un diritto superiore, preferendo gli "artifizi della prudenza". Kant osserva che, nonostante la condanna della ragione, la parola "diritto" viene ancora usata per giustificare la guerra, dimostrando una disposizione morale latente ma ancora inefficace. La ragione, dal suo trono morale, condanna la guerra e impone il dovere di perseguire la pace attraverso una convenzione tra i popoli.
Un surrogato necessario. Poiché l'ideale di una repubblica universale è difficile da realizzare, Kant propone un "surrogato negativo": una lega permanente e sempre più estesa che respinga la guerra e freni le tendenze ostili. Questa federazione, ispirata al modello degli Stati Uniti d'America, deve essere stabile e non un congresso estemporaneo. La sua attuabilità, sebbene graduale, è un dovere morale e politico.
4. Il Diritto Cosmopolitico e l'Ospitalità Universale
Il diritto cosmopolitico deve essere limitato alle condizioni di una ospitalità universale.
Diritto di visita. Kant introduce il concetto di diritto cosmopolitico, inteso non come filantropia, ma come un diritto universale di visita (Besuchsrecht). Questo significa che uno straniero, arrivando sul territorio altrui, non deve essere trattato ostilmente e può essere allontanato solo senza suo danno. Questo diritto si fonda sul comune possesso della superficie terrestre, che, essendo sferica, impone agli uomini di coesistere.
Commercio e conoscenza. L'ospitalità universale facilita le relazioni commerciali e culturali tra i popoli, promuovendo la reciproca conoscenza e riducendo la diffidenza. Il "commercio" in senso lato – di beni, idee e costumi – è un veicolo privilegiato per l'universalizzazione del progresso. Questo avvicinamento è essenziale per preparare la costituzione cosmopolitica, il grande fine etico-politico della storia umana.
Condanna del colonialismo. Kant condanna fermamente le politiche coloniali e di conquista, che hanno distorto il diritto di accesso in attività di asservimento e sfruttamento. Egli denuncia l'ingiustizia commessa dagli stati civili, in particolare quelli commerciali, che con il pretesto di stabilire stazioni commerciali hanno introdotto truppe, oppresso gli indigeni e causato guerre, carestie e tradimenti. La violazione del diritto in una parte del mondo viene risentita ovunque, rendendo il diritto cosmopolitico un complemento necessario per la pace perpetua.
5. La Natura come Garante Involontaria della Pace
Ciò che offre questa garanzia non è che la grande artefice natura (natura daedala rerum) dal cui corso meccanico deriva chiaramente lo scopo di far sorgere dalle discordie degli uomini, anche contro il loro volere, la concordia.
Meccanismo della natura. Kant sostiene che la natura stessa, attraverso il suo corso meccanico, garantisce la pace perpetua, anche contro la volontà degli uomini. Questa "provvidenza" agisce attraverso le tendenze egoistiche umane, trasformando le discordie in concordia. La natura ha provveduto affinché gli uomini possano vivere in ogni parte della terra, e li ha spinti a popolare anche le regioni più remote attraverso la guerra.
L'antagonismo costruttivo. La natura utilizza la "socievole insocievolezza" umana – la tendenza a unirsi in società e al contempo a isolarsi per egoismo – come motore di progresso. Anche un "popolo di demoni", se intelligente, può stabilire uno stato, perché la natura compone le forze in modo che si neutralizzino a vicenda, costringendo l'uomo a essere un buon cittadino, se non moralmente buono. Il meccanismo della natura assicura che il diritto alla fine prevarrà.
Diversità e commercio. La natura si serve della diversità di lingue e religioni per tenere i popoli separati, impedendo la formazione di una monarchia universale che degenererebbe in dispotismo. Sebbene queste diversità possano generare odio e guerre, il progresso della cultura e il "spirito commerciale" (spiritus commercialis) spingono i popoli a stringere accordi e relazioni pacifiche. Il commercio, incompatibile con la guerra, costringe gli stati a promuovere la pace per interesse reciproco.
6. Il Ruolo Cruciale dei Filosofi
Le massime dei filosofi circa le condizioni che rendono possibile la pubblica pace debbono essere prese in considerazione dagli stati armati per la guerra.
Consiglio segreto. Kant propone un "articolo segreto" per la pace perpetua: gli stati dovrebbero prendere in considerazione le massime dei filosofi sulle condizioni della pace pubblica. Questo articolo è "segreto" perché potrebbe sembrare umiliante per l'autorità legislativa di uno stato accettare insegnamenti dai sudditi. Tuttavia, è opportuno che i filosofi possano parlare liberamente e pubblicamente.
Filosofo vs. Giurista. Il filosofo, per Kant, possiede un'ampiezza di vedute e una propensione a ricercare soluzioni nuove e più adeguate, a differenza del giurista che tende ad attenersi alle leggi vigenti. Mentre il giurista si serve della spada per far valere il diritto, il filosofo indaga i principi stessi del diritto e della moralità. La facoltà filosofica, sebbene spesso considerata inferiore, è cruciale per illuminare gli affari dello stato.
Immunità dalla faziosità. Non è necessario che i re filosofeggino o che i filosofi diventino re, poiché l'esercizio del potere corrompe il libero giudizio della ragione. È invece indispensabile che i sovrani non facciano tacere la classe dei filosofi e li lascino parlare pubblicamente. Questa classe, per sua natura immune da spirito fazioso e incapace di cospirare, non può essere sospettata di propaganda e offre una guida disinteressata verso la ragione.
7. Il Primato della Morale sulla Politica
La morale è già per se stessa una pratica in senso oggettivo, come insieme di leggi che comandano incondizionatamente e secondo le quali noi dobbiamo agire, ed è evidente assurdità, dopo aver riconosciuto a questo concetto l’autorità che gli spetta, voler affermare che però non lo si può attuare.
Nessun conflitto reale. Kant afferma che non può esserci alcun conflitto tra la politica, intesa come dottrina pratica del diritto, e la morale, intesa come dottrina teorica. La morale è un insieme di leggi che comandano incondizionatamente e devono essere attuabili. Affermare il contrario significherebbe negare l'esistenza stessa della morale. La politica deve sottostare alle limitazioni del diritto e mirare al "regno della ragione pura pratica e della sua giustizia".
L'onestà come condizione. La massima "L'onestà è la migliore politica" è spesso smentita dalla pratica, ma "L'onestà è migliore di ogni politica" è una condizione indispensabile. Il "dio-limite della morale" non cede al "dio-limite della forza". La ragione ci illumina chiaramente su ciò che dobbiamo fare per restare nella linea del dovere, indicandoci la via verso il fine ultimo, indipendentemente dalle conseguenze empiriche.
Politico morale vs. moralista politico. Kant distingue tra il politico morale, che concilia i principi politici con la morale, e il moralista politico, che piega la morale alla convenienza dello stato. Il politico morale considera un dovere attenuare i difetti dello stato e conformarsi al diritto di natura, anche a costo di sacrifici. Il moralista politico, invece, usa sofismi e artifici per giustificare l'ingiustizia, perpetuando la violazione del diritto e rendendo impossibile ogni miglioramento.
8. Il Principio di Pubblicità come Criterio di Giustizia
Tutte le azioni relative al diritto di altri uomini la cui massima non comporti pubblicità, sono ingiuste.
Formula trascendentale. Kant introduce il principio di pubblicità come una "formula trascendentale del diritto pubblico". Questo principio afferma che ogni azione relativa al diritto di altri uomini, la cui massima non può essere resa pubblica senza vanificare il suo scopo, è ingiusta. La pubblicità è un criterio a priori per riconoscere immediatamente la falsità o illegalità di una pretesa giuridica.
Smascherare l'ingiustizia. Questo principio è negativo, serve a far conoscere ciò che non è giusto. Se una massima deve essere tenuta segreta per avere successo, e la sua rivelazione provocherebbe un'opposizione universale, ciò dimostra l'ingiustizia che essa minaccia. La pubblicità costringe la politica a piegarsi davanti ai principi della moralità, smascherando astuzie e sotterfugi.
Esempi di applicazione.
- Diritto interno: L'insurrezione è ingiusta perché la sua massima, se pubblica, renderebbe impossibile la costituzione stessa dello stato.
- Diritto internazionale: Massime come rompere una promessa per la salvezza dello stato, attaccare preventivamente una potenza formidabile, o annettere un piccolo stato per continuità territoriale, sono ingiuste perché la loro pubblicità ne annienterebbe lo scopo.
9. La Condanna del Colonialismo e delle Politiche di Conquista
Nell’India Orientale (Indostan), col pretesto di stabilire stazioni commerciali, vennero introdotte truppe straniere, ma con ciò si ebbe l’oppressione degli indigeni, l’incitamento dei diversi stati del paese a guerre sempre più vaste, carestia, insurrezione, tradimenti e tutta la serie di mali che possono opprimere l’umanità.
Violazione del diritto di visita. Kant condanna esplicitamente le pratiche coloniali degli stati europei, che hanno trasformato il legittimo "diritto di visita" in un pretesto per la conquista e l'asservimento. Egli critica l'atteggiamento inospitale e predatorio, come quello dei barbareschi o dei beduini, ma soprattutto l'ingiustizia commessa dalle potenze commerciali europee in America, Africa e Asia.
Conseguenze devastanti. Le politiche coloniali, mascherate da intenti commerciali, hanno portato a oppressione, guerre, carestie, insurrezioni e tradimenti, infliggendo immense sofferenze all'umanità. Kant osserva con orrore come queste potenze, pur ostentando religiosità, commettano ingiustizie con facilità, come nel caso delle isole dello zucchero, sedi della più crudele schiavitù.
Un monito per il futuro. La condanna del colonialismo è un monito contro ogni forma di dominio e sfruttamento. Kant sottolinea che tali violenze non portano vantaggi reali, ma solo indiretti e non lodevoli, come fornire marinai per le flotte militari. La sua visione anticipa la consapevolezza che la violazione del diritto in una parte del mondo ha ripercussioni globali, rendendo il diritto cosmopolitico un'esigenza ineludibile per la pace.
10. L'Antagonismo Umano come Motore di Progresso
Nella natura umana convivono, per Kant, due fondamentali predisposizioni: alla socialità, alla convivenza e cooperazione (Geselligkeit), e all’insocievolezza, all’isolamento ed egoismo (Ungeselligkeit).
La "socievole insocievolezza". Kant identifica nell'uomo una duplice predisposizione: alla socialità, che lo spinge a unirsi agli altri, e all'insocievolezza, che lo porta all'isolamento e all'egoismo. Questo antagonismo, lungi dall'essere un ostacolo, è la molla di ogni progresso e della stessa moralità. Dal conflitto tra queste tendenze si generano resistenza, creatività, ambizione ed emulazione.
Progresso attraverso il conflitto. Lo sviluppo dei talenti, l'educazione del gusto, il desiderio di onore, potenza e ricchezza sono tutti esiti di questo conflitto. L'antagonismo produce disuguaglianza e oppressione, ma paradossalmente contribuisce al progressivo avanzamento della specie. È attraverso questa dinamica che l'uomo è spinto a costruire un ordinamento sociale e giuridico per comporre e controllare l'antagonismo stesso.
Un popolo di demoni. Anche se gli uomini non fossero moralmente buoni, la natura li costringe a vivere in pace attraverso il meccanismo delle loro inclinazioni egoistiche. Il problema di stabilire uno stato è risolvibile anche per un "popolo di demoni", purché intelligenti, perché la loro stessa insocievolezza li spinge a darsi leggi coattive per la propria conservazione. Questo meccanismo naturale, utilizzato dalla ragione, garantisce che il diritto avrà alla fine la supremazia.
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Recensioni
"Perpetual Peace" receives mixed reviews, with an average rating of 3.58/5. Many praise Kant's vision of global peace through republican governance and international law, finding it influential and ahead of its time. Some appreciate its idealism, while others criticize it as naive or impractical. Readers note its relevance to modern institutions like the UN and EU. The work is seen as challenging but thought-provoking, offering insights into Enlightenment philosophy and early liberal internationalism. Some find it overly complex or outdated, while others value its enduring principles.